COMUNICATO DEI DOCENTI IN LOTTA DEL LICEO “MAMIANI”

COMUNICATO DEI DOCENTI IN LOTTA DEL LICEO “MAMIANI” DI ROMA

I Docenti del Liceo “Mamiani” di Roma, impegnati in questi giorni nell’organizzazione della protesta contro la politica scolastica del Governo, denunciano la gravità della campagna contro l’intera categoria dei Docenti e dei lavoratori della cultura.

Ieri, sui muri di Roma, sono comparsi deliranti manifesti di gruppi della Destra estrema, inneggianti al “licenziamento” di tutti i Docenti. Uno dei termini usati era “derattizzazione”: il medesimo  usato settanta anni fa da fascisti e nazisti nei confronti degli Ebrei. Dopo le edificanti esternazioni dell’efficientissimo Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione nei nostri confronti, abbiamo oramai compreso che è in corso contro i professori della scuola statale un’autentica campagna diffamatoria, studiata a tavolino con arte, sullo stile di regimi che speravamo già sufficientemente sconfitti dalla Storia. Ci aspettiamo che la prossima mossa dei nostri alti e biondi persecutori sia affiggere immagini con le caratteristiche somatiche della “perfida razza docente”, come fecero in passato i loro nonni nei riguardi di altre minoranze indifese.

Per questo, oggi, 16 ottobre 2008, quarantacinquesimo anniversario della deportazione degli Ebrei romani, abbiamo deciso che domani alcuni Docenti del Liceo Mamiani parteciperanno al corteo con la stella gialla che settant’anni fa contraddistinse milioni di deportati, a memoria delle vittime della cieca violenza di tutti i regimi, e come monito per chi usa ancora oggi la denigrazione e la violenza per realizzare i propri scopi.

Buona ed efficace protesta a tutte e a tutti!

Oggi tocca ai Cobas

Il “Piano per la scuola” dei Ministri Gelmini e Tremonti, quello del famigerato “maestro unico”, colpisce:

La scuola dell’Infanzia (materna): si ridurrà al solo turno antimeridiano dalle 8,30 alle 12,30
La scuola Primaria (elementare): si regredisce al maestro unico e si ridurrà l’orario settimanale da 30 a 24 ore. Viene eliminato il Tempo Pieno (40 ore settimanali, 2 ore di compresenza settimanali, 2 insegnanti, orario scolastico 8,30- 16,30). La diminuzione di ore di scuola porta al “risparmio” di 87.000 insegnanti, compresi gli specialisti di lingua inglese.
In tutti gli ordini di scuola: si sta programmando un taglio di oltre 2.000 scuole nel Paese (quelle sottodimensionate con meno di 500 alunni) che porterà ad aumentare studenti ed alunni pendolari, con grandi spese di trasporto, fatiche e disagi per bambini e studenti.
In tutti gli ordini di scuola: aumento di 3 o 4 alunni per classe. La legge n° 133/2008 prevede che aumenti di 1 punto il rapporto tra docenti e alunni (così si “risparmiano” 72.000 posti e 12.000 classi).
In tutti gli ordini di scuola: si taglia il 17% (44.500) del personale non docente.
Nelle scuole secondarie di I grado (medie): viene ridotto il Tempo Prolungato (36 ore). Si riduce a 29 ore settimanali (dalle 32/33 ore attuali) il tempo normale (con questa misura è previsto il “risparmio” di 24.000 docenti).
Nelle scuole secondarie di II grado (superiori): viene generalmente ridotto l’orario in tutti gli indirizzi, negli istituti Tecnici e Professionali si passerà dalle 36/38/40 ore alle 32 settimanali. Nei licei si passerà a 30 ore settimanali (in totale questa misura prevede un primo taglio di 14.000 posti da docente).
Razionalizzazione corsi serali e per adulti (1.500 docenti).
Riconduzione a 18 ore di tutte le cattedre ed eliminazione clausola di salvaguardia (7.000 docenti)
Riduzione del 30% degli Insegnanti Tecnico Pratici (laboratorio)

Con questi provvedimenti si prevede complessivamente il taglio di oltre 200.000 posti nella scuola italiana.

L’appello a manifestare soprattutto di fronte al fatto che lo sciopero di CGIL,CISL,UIL, SNALS e GILDA del 30 Ottobre non solo è uno sciopero fuori tempo massimo perchè a quella data il decreto Gelmini sarà sicuramente approvato (scadenza della riconversione in legge del decreto è infatti il 31 Ottobre), ma anche che probabilmente sarà revocato.
Il segretario della CISL Bonanni ha infatti dichiarato che “La Cisl revocherebbe volentieri lo sciopero del 30 ottobre,alla condizione che il governo ci convochi, così potrebbe spendere le energie per cose più importanti” e il segretario della UIL Angeletti ha rafforzato la disponibilità a revocare lo sciopero “Se il governo ci convoca, possiamo revocare gli scioperi della scuola e del PI”.

Istruzione/ Dopo scuola anche Università va a sciopero generale
E a mettere il ‘carico da novanta’ arrivano le ‘classi-ghetto’

Roma, 15 ott. (Apcom) – Anche l’università italiana va verso lo sciopero muovendosi compatta contro il dl Gelmini e l’intenzione annunciata del ministro dell’Istruzione di mettere mano a una riforma del sistema universitario e i tagli alla ricerca: le segreterie generali nazionali di Flc Cgil, Cisl Università, Fir Cisl e Uil Pa-Ur.Afam hanno proclamato la mobilitazione delle categorie e attivato le procedure necessarie per la proclamazione dello sciopero generale che, in caso di mancata conciliazione, è previsto per il 14 novembre con una manifestazione a Roma. Anche oggi in diverse università italiane, da Roma a Milano, da Firenze a Napoli, sono proseguiti i cortei, le mobilitazioni, le assemblee studentesche per chiedere il blocco dell’anno accademico. A Napoli gli studenti hanno occupato il rettorato della Federico II, a Firenze si sono svolte le ‘Lezioni in piazza’: i ragazzi e alcuni professori hanno lasciato le aule per ’studiare’ in strada. Alla Sapienza di Roma cortei di studenti hanno bloccato il traffico intorno alla cittadella universitaria e a Roma 3 l’assemblea studentesca ha deciso per il 20 ottobre il blocco delle lezioni. Non solo. Si fa sempre più forte anche il rapporto tra studenti e docenti, anch’essi critici verso l’operato del Governo: domani mattina alle 10 alla facoltà di Lettere della Sapienza nuova assemblea alla presenza del pro-rettore vicario dell’ateneo, Luigi Frati, del preside di Scienze umanistiche Roberto Antonelli e del preside di Lettere, Guido Pescosolido.

E, sul fronte caldo della scuola, è già tutto pronto per la ‘notte bianca’ contro il dl Gelmini, organizzata da genitori e insegnanti, che si svolgerà stasera in diverse diverse scuole di tutta Italia. A Roma sono in corso 9 mobilitazioni tra cortei e fiaccolate in notturna, oltre ad iniziative anche ludiche tra musica e dibattiti, all’interno delle singole scuole: 14piazze, 15 municipi coinvolti, per il ‘no alla riforma Gelmini’ a cui si sono uniti gli “altrettanti ‘no’ giunti da tutta Italia”, ovvero Bologna, Torino, Napoli, Parma, Genova, Perugia, Milano, Viareggio, Brescia, Castrovillari, spiega una nota del ‘coordinamento cittadino genitori-insegnanti ‘Non rubateci il futuro’. A Roma la ‘No Gelmini Night’ si sta svolgendo nel primo municipio, dove oltre mille persone, genitori, professori e alunni delle scuole primarie, sono confluite in piazza Vittorio, nel quartiere Monteverde, nel secondo municipio e in piazza Mazzini, dove la fiaccolata è appena partita. Manifestazioni si svolgono in diverse zone del Lazio, da Ladispoli a Cerveteri al Lago di Bracciano.

E non bastavano le quotidiane polemiche sulla riforma del ministro dell’Istruzione e sui tagli del Governo all’università e alla ricerca. A fomentare le perplessità di associazioni e sindacati del mondo della scuola sulle scelte della maggioranza in Parlamento ci ha pensato oggi anche la Lega, che ieri sera a Montecitorio ha presentato una mozione in materia di ‘Accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo’, approvata dai deputati. In sostanza verrebbe rivisto il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso solo dopo il superamento di test e specifiche prove di valutazione ed istituendo classi ‘di inserimento’, che consentano agli studenti stranieri che non superano le prove e i test sopra menzionati di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana, propedeutiche all’ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti.

Nella scuola italiana (dati 2007 del Ministero dell’Istruzione) il 5,6% degli studenti è ormai con cittadinanza non italiana, circa 500 mila ragazzi presenti soprattutto nella scuola primaria ed in quella secondaria di primo grado. Una percentuale in costante aumento, visto che dieci anni fa (anno scolastico 1996/1997) erano lo 0,7% (59.000) e nel 2002 il 2,2%. (196.500). Giovani provenienti dai paesi dell’Europa dell’est non Ue (28%: Albanesi e dell’ex Jugoslavia su tutti), dall’Africa (24%: in particolare Marocco, Tunisia, Ghana), dai paesi dell’Unione (19,4%: Romania e Polonia), dall’Asia (14,3%: Cina, Filippine e India). Incrociando le statistiche, il 67,1% del totale delle scuole ha almeno un alunno con cittadinanza non italiana, nel 15,2% delle scuole è presente un solo tipo di cittadinanza, mentre nel 7,7% delle scuole si possono trovare più di 10 cittadinanze diverse (percentuale che sale a 17,9 nel caso delle scuole di II grado).

Calamandrei 11 febbraio 1950

“Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico”.
Piero Calamandrei
discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950
(lettura proposta da Renzo Miozzo, Maurizio Angelini e Lorenzo Mazzucato)

Si vuole fare cassa

Esecutivo Nazionale di Proteo Fare Sapere

Si sta sfasciando senza costrutto Scuola, Università e Ricerca con conseguenze inimmaginabili sul destino di questo paese. Questo governo, anziché riformare e migliorare, taglia per fare cassa; deve  trovare anche denari per i mancati introiti dell’ ICI.

Le vere vittime: il paese, i genitori gli studenti

Le vittime designate dei tagli sono innanzitutto  le famiglie e gli alunni che avranno ambienti d’apprendimento impossibili. I fatti: bambini di 2 – 3 –  4 – 5 anni nella stessa sezione di scuola dell’infanzia; classi con anche più di 30 alunni (si sdoppia al 33 esimo); discipline smembrate, senza criterio, per raggiungere le 18 ore d’insegnamento alle superiori. Si è giustamente focalizzata l’attenzione sul maestro unico e sulla scomparsa del tempo pieno (alla faccia peraltro del sostegno alle famiglie), non si è invece “ragionato” sulla disarticolazione della scuola superiore, che viene semplicemente banalizzata. Negli istituti tecnici e professionali si taglia a caso senza nessun progetto  sul  loro ruolo: bisogna fare cassa e tanto basta.

Condizioni di lavoro impossibili e 30/32 alunni per classe

In questo contesto la professionalità di chi opera nella scuola viene non solo messa in discussione, ma totalmente  mortificata.  ” Provate voi a fare gli insegnanti in  questo modo  e troverete  la differenza tra lavorare e fare della demagogia”.

Costituzione smarrita e sminuita

Nel Decreto Gelmini l’ora di Costituzione, sbandierata e scritta nella bozza d’agosto (utile per la propaganda?),  non c’è. E’ rimasto un generico invito a studiare la Costituzione ed anche gli statuti regionali. La Costituzione ridotta al rango di un qualsiasi statuto regionale! Triste poi che l’ordine del giorno presentato in Parlamento per diffondere una copia della Costituzione a tutti gli studenti abbia visto l’abbandono dell’aula da parte della Lega Nord.

Ingerenza nelle competenze degli enti locali

Normare, con decretazioni d’urgenza, cose tutt’altro che urgenti e, per giunta, di competenza delle Regioni, imponendo tempi impraticabili sotto la minaccia dell’immediata nomina di commissari ad acta per svolgere i poteri sostitutivi, è un intollerabile atto di ingerenza e un vero e proprio strappo istituzionale.

La buona educazione: “fate come vi dico, non come faccio”

Il ministro Gelmini, assieme ai suoi colleghi, vuole il grembiulino, ma non sa che in molte scuole è in uso da sempre; ritiene che il Sessantotto sia la causa di base della mancanza di rispetto delle nuove generazioni. Linguaggio simile a quello dei codini della restaurazione del 1814, ma almeno loro ci tenevano alla forma. Il Ministro, però, offende gli insegnanti meridionali accusandoli, ingiustamente, di essere ignoranti; Bossi fa gestacci alla bandiera italiana; Brunetta sostiene che gli insegnanti, per quello che fanno, prendono pure troppo; Sacconi dichiara che la scuola è un luogo di sessantottini che – pur di non lavorare – hanno trovato “rifugio” nel lavoro di insegnante. Chiediamo all’Onorevole Ministro dell’Istruzione di praticare, la buona educazione e di esigerla anche dai suoi colleghi (anch’essi sessantottini e/o maleducati nonostante che a scuola abbiano avuto il maestro unico?).

Scioperiamo il 30 ottobre

L’esecutivo nazionale di Proteo fare Sapere invita tutti i colleghi dirigenti scolastici, docenti ed ATA  a partecipare  allo sciopero indetto insieme,  fatto storico che dimostra il livello di pericolosità della situazione, da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.

‘Stand up’ mondiale nella Giornata contro la povertà unimondo

“L’attuale incertezza economica rende la lotta alla povertà ancora più necessaria e importante. L’incremento del costo del cibo e dei combustibili e la crisi finanziaria globale stanno minacciando di far regredire i progressi finora fatti in molte parti del mondo per ridurre la povertà e la fame. Si stima che 100 milioni di persone sono adesso a rischio di povertà”. E’ l’allarme lanciato dal Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel suo messaggio per la ‘Giornata internazionale per la lotta alla povertà’ che si celebra oggi. “A sessant’anni dalla ‘Dichiarazione universale dei diritti umani’ centinaia di milioni di persone sono private dei basilari diritti umani come il cibo, la casa, l’educazione e condizioni lavorative dignitose. Chi è costretto a vivere in povertà spesso deve affrontare esclusione sociale e discriminazione. La povertà toglie ai poveri la loro stessa dignità umana” – ha sottolineato Ban Ki-moon ricordando che “i nostri sforzi per sradicare la povertà devono porre particolare attenzione al rispetto dei diritti umani e della dignità di tutti. Devono andare al di là dei bisogni materiali basilari e affrontare la questione della discriminazione e dell’ineguaglianza”.

Per richiamare i governi alle promesse fatte nel 2000 all’Onu con la ‘Dichiarazione del Millennio’, la campagna internazionale ‘End Poverty 2015‘ promuove in tutto il mondo a partire da oggi fino a domenica le iniziative di ‘Up! Take Action!“. Lo Stand Up intende ricordare ai politici che sono tanti i cittadini che chiedono il rispetto della parola data e il raggiungimento entro il 2015 degli Obiettivi del Millennio. In occasione della ‘Giornata mondiale dell’alimentazione’ – che si è celebrata ieri – il Direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ha denunciato che “solo il 10% dei fondi promessi per la lotta contro la fame nel mondo sono pervenuti dai governi”.

Anche in Italia la campagna No Excuse 2015 propone numerosi eventi per mobilitare l’attenzione sugli ‘Obiettivi di Sviluppo‘ stabiliti dall’Assemblea Onu del Millennio che nel 2000 ha fissato per il 2015 una serie di obiettivi per la riduzione di povertà, fame e malattie. “Ci alzeremo in piedi e faremo sentire le nostre voci per ricordare al Governo italiano di rispettare i propri impegni a partire dalla finanziaria di ottobre” – affermano i promotori della campagna che in Italia è sostenuta da numerose ong, associazioni e enti locali.

“Ottobre è un momento cruciale – continua la nota della campagna. Il nostro governo sta votando la Finanziaria e l’Italia è molto indietro nel raggiungimento dello 0,7% del Prodotto Interno Lordo che ha promesso di dare in Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Il nostro paese si attesta allo 0,19% del Prodotto Interno Lordo (PIL) in Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) ed è il fanalino di coda dell’Unione Europea dove molti paesi hanno già superato lo 0,33% già nel 2006 come previsto dagli accordi internazionali”. La campagna ricorda che lo scorso agosto il Governo ha approvato il decreto legge n. 112 del 25/6/2008 con il quale stati indicati nuovi tagli alle risorse destinate alla cooperazione internazionale. Mentre per il 2008 è previsto il mantenimento delle risorse destinate alla cooperazione, il decreto legge prevede una riduzione di 170 milioni all’Aiuto Pubblico a favore dei Paesi in via di sviluppo a partire dal 2009″. “Questi tagli contraddicono gli impegni presi dall’Italia nelle sedi internazionali e di Unione Europea” – denuncia la campagna. I tagli previsti per gli anni 2009-2011 renderebbero impossibile all’Italia il raggiungimento dello 0,51% entro il 2010 come promesso a più riprese in sede Onu e di Unione Europea e dello 0,7% entro il 2015. Con lo Stand Up chiediamo al Governo e al Parlamento di lavorare insieme per modificare questo decreto. Chiediamo che l’Italia investa più risorse per la lotta contro la povertà e allo stesso tempo definisca regole per un impiego più efficace delle risorse stesse”.

Medesimi punti sono stati sollevati ieri in un’audizione alla Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati dalla coordinatrice internazionale della Campagna del Millennio, Eveline Herfkens, ha richiamato il Governo italiano agli impegni presi in sede internazionale. “L’Italia è il fanalino di coda per i fondi stanziati a favore della campagna delle Nazioni Unite per gli obiettivi del Millennio. Una posizione che potrebbe avere serie conseguenze sulla credibilità della sua presidenza del G8 del prossimo anno” – ha sottolineato Evelyn Herfkens. “Siamo molto preoccupati per l’attuale tendenza degli aiuti allo sviluppo in Italia” – ha aggiunto Eveline Herfkens. “C’erano state promesse di portare allo 0,51% del Pil il contributo agli Obiettivi del Millennio, e questo richiederebbe almeno il raddoppio dell’assistenza ora. Invece, mi sembra di aver compreso che si pensa seriamente di introdurre ulteriori tagli al budget”. Secondo i dati diffusi nell’aprile scorso dal Comitato italiano per la Campagna del Millennio, il contributo italiano agli obiettivi di sviluppo era nel 2007 dello 0,19%. Negli ultimi anni il budget dell’Italia è stato inferiore ai 4 miliardi di dollari (circa 2,972 miliardi di euro), “meno di quanto hanno dato paesi molto più piccoli, come i Paesi Bassi, la Spagna, la Svezia” – ha detto la dirigente dell’Onu. [GB]

il bel paese il manifesto

cresce la protesta contro il «modello Gelmini» il manifesto

Studenti, insegnanti, genitori: dalle elementari all’università cresce la protesta contro il «modello Gelmini». E contro l’ultima trovata di governo, la «scuola etnica»

VENERDI 17 ALLE 10 UN MINUTO DI SILENZIO

15/10/2008
COMUNICATO STAMPA

Codacons

VENERDI 17 ALLE ORE 10 UN MINUTO DI SILENZIO IN TUTTA ITALIA PER LA SCUOLA AGONIZZANTE

TANASI: UN’ALTRA PROPOSTA PROVOCATORIA PER DIRE NO ALLA RIFORMA GELMINI
AL VIA IL RICORSO CONTRO L’INCOSTITUZIONALITA’ DELLA LEGGE DI RIFORMA

Un minuto di silenzio per la scuola agonizzante. E’ questa l’ultima provocatoria proposta lanciata dal segretario nazionale del Codacons, Francesco Tanasi, per ribadire il no dei consumatori, degli insegnanti, dei genitori e degli alunni alla riforme Gelmini. Un no confermato quotidianamente dalla massicce richieste di adesioni al Comitato nazionale Insegnanti e Genitori Vittime della Gelmini, promosso dallo stesso Tanasi, che pervengono alle sedi Codacons di tutta Italia. “Chiediamo a tutte le scuole, agli insegnanti, agli alunni e al personale di rispettare un simbolico minuto di silenzio per la scuola agonizzante venerdì 17 ottobre alle ore 10. Sarà un altro sensibile segno di dissenso nei confronti della riforma, segnali che tutti insieme dovrebbero preoccupare il Governo e indurre il ministro Gelmini ad ascoltare la volontà degli elettori”. Tanasi annuncia inoltre che è in preparazione il ricorso Codacons contro la legge Gelmini, per sollevarne la questione di legittimità costituzionale.

Sapienza in rivolta contro la Gelmini rainews24

Sono 10 mila, secondo l’Unione degli Universitari (Udu) gli studenti de ‘La Sapienza’ di Roma che stanno sfilando in un corteo di protesta fuori dall’ateneo contro la riforma Gelmini. Lo rende noto l’Udu. Nella nota l’Udu ribadisce “la sua netta contrarietà alla legge 133, proponendo la sua totale abrogazione, il reintegro delle risorse finanziarie all’universita’ e la possibilità di assunzione delle nuove generazioni di docenti e ricercatori, che ora viene drasticamente ridotta dal blocco del turn-over previsto dalla legge 133”. Gli studenti si dicono, inoltre, “pre-occupati dai provvedimenti volti a scardinare il carattere pubblico dell’ universita”‘.

A Bologna lezioni in piazza rainews24

Lezioni all’aperto nel cuore di Bologna, sotto la statua del Nettuno, per gli studenti del Liceo Classico Minghetti, occupato da due giorni nell’ambito della protesta contro il piano Gelmini che ha coinvolto gran parte della città e provincia. Questa mattina, una sessantina di studenti hanno preso banchi e sedie in spalla e li hanno portati fuori dalla scuola, che si trova in centro, e hanno raggiunto la piazza del Nettuno. La singolare forma di protesta non ha allontanato i ragazzi dallo studio, che poi hanno assistito diligentemente a due ore di lezione vera, fatta dai loro insegnanti. Prima chimica poi letteratura italiana. L’esperimento, agevolato dalle temperature primaverili di questi giorni, si farà anche domani.